MAGGIO 2011
Il "colore" di una toga
di
Salvatore Sfrecola
Il 16 maggio, a pagina 13, La Repubblica si occupa
della prossima elezione del nuovo Presidente della Corte
costituzionale dopo la conclusione del mandato del Prof.
Ugo De Siervo. Naturalmente l'articolo si sofferma sui
possibili candidati, da Paolo Maddalena, Vicepresidente
facente funzioni, ad Alfonso Quaranta a Franco Gallo,
considerati concorrenti accreditati da fattori di età e di
vicinanza politica.
E' una brutta abitudine che trascura di considerare il
valore professionale del giudice, il suo impegno, la sua
dirittura morale per fermare l'accento su un aspetto
accidentale, le idee politiche dalle quali nessuno, che
sia degno di portare la toga, si farebbe condizionare.
Per completezza rispetto alla vicenda della Consulta in
cerca di Presidente l'articolista (l.mi) viene a parlare
della successione a Maddalena che scade il 30 luglio e fa
alcuni nomi di quanti all'interno della Corte dei conti
(cui spetta la designazione del nuovo Giudice) si sono
candidati. E fa il mio nome: "in lizza - scrive - un
giudice di destra come Salvatore Sfrecola, presidente
della Corte in Piemonte, che festeggia la nomina con una
festa da 300 invitati a casa del principe Ruspoli".
Mi fa sorridere quella definizione, del tutto generica.
Cosa vuol dire "di destra" se sono "di Destra" Berlusconi,
i Ministri Brunetta, Frattini, Sacconi, Tremonti, il Capo
gruppo alla Camera Cicchitto, tutti di provenienza
socialista?
Desidero, comunque, tranquillizzare l.mi.. Se in altra
occasione vorrà occuparsi di me può scrivere, sicuro di
non essere smentito, che sono di cultura liberale e
cattolico. Se mi perdona l'accostamento, che faccio con
molta umiltà rendendomi conto di osare molto, sono un uomo
all'Einaudi, scrupoloso servitore dello Stato, con
l'orgoglio di rivestire la toga di uno dei suoi giudici.
Nella specie la toga di mio padre.
Quanto alla festa, più esattamente al brindisi in
occasione della mia promozione a Presidente di sezione,
nel corso del pomeriggio sono passate dalla sala di
Palazzo Ruspoli oltre trecento amici e colleghi, tutti per
pochi minuti, il tempo di un saluto. Un buffet spartano
ordinato da Panella, di via Silla, in tutto circa
trecento euro, assai meno delle cene che altri organizzano
per l'occasione.
D'altra parte mi vanto di avere molti amici, di scuola, di
lavoro dei vari ambienti che ho frequentato e frequento
per motivi culturali o di svago, il Circolo della Corte
dei conti, il Rotary, ecc..
Non voglio chiudere questa breve nota, che non è di
precisazioni, ma di presentazione per chi non mi conosce
bene, senza dire che, a proposito della definizione "di
destra", non deve confondere il fatto che sia stato Capo
di Gabinetto di Gianfranco Fini Vicepresidente nel governo
Berlusconi 2001 - 2006, un personaggio che oggi molti si
troverebbero in difficoltà a qualificare "di destra". La
riprova della mia appartenenza alla cultura liberale è
data dal fatto che, quando assunsi quell'incarico, Fini fu
apprezzato per una scelta che non era ricaduta su un uomo
"di partito" ma "delle istituzioni".
Leggere per credere: il mio libro "Un'occasione mancata -
o una speranza mal riposta?" (Editore Nuove Idee,
Roma), è uno specchio della mia personalità e delle mie
idee.
18
maggio 2011
Famiglia:
società, economia, politica
“Attorno alla famiglia
e
alla
vita
si svolge la lotta fondamentale della dignità dell'uomo”
[Giovanni P. II]
Per iniziativa dei Padri Cappuccini del Lazio e
dell'Associazione "Identità e Confronti" il 19 maggio
2011 – 0re 18,45 avrà luogo nella Chiesa Santa Maria
Immacolata, via Veneto, 27 a Roma un incontro di studio
sul tema
Famiglia: società, economia, politica
con
il seguente programma;
Ore 18,45 –
Presentazione dei lavori
Padre Carmine De Filippis
Ministro Provinciale dei Frati Cappuccini del Lazio
Ore 19,00 –
PROBLEMATICHE DELLA FAMIGLIA OGGI
Introduce:
Prof.ssa Elena Zacchilli
Delegata alla Consulta e Responsabile Diocesana “Movimento
Rinascita Cristiana”
Fragilità e famiglia
S.E. Cardinale Elio Sgreccia
Presidente Fondazione “Ut vitam habeant” e Federazione
Internazionale dei Centri di Bioetica Personalista, già
Prof. ordinario Bioetica Università “Cattolica del Sacro
Cuore” e Presidente “Pontificia Accademia per la Vita”
La Famiglia risorsa sociale
Dott.ssa Emma Ciccarelli
Presidente Forum delle Associazioni Familiari del Lazio
La sfida educativa
Prof.ssa Maria Luisa De Natale
Docente già Pro-Rettore dell’Università Cattolica del
Sacro Cuore, Direttore Scientifico del Creada, Centro di
Relazione Educativa Adulto-Adolescente, Membro Commissione
Regione Lombardia per legislazione sui consultori
°°°
Ore 19,45 – FAMIGLIA ED ECONOMIA
Introduce:
Ing. Adriana Elena
Associazione “Identità e Confronti”
Il ruolo della Famiglia nell’economia
Dott. Salvatore Sfrecola
Presidente Sezione Giurisdizionale della Corte dei Conti
per la Regione Piemonte
Federalismo Fiscale e Famiglia
Avv. Paola Maria Zerman
Avvocato dello Stato, Direttore del Sito
www.lafamiglianellasocieta.org
Quoziente Familiare, Fattore famiglia : utopie o progetti
reali?
Dott. Michele Bianco
Esperto di Fiscalità e Dottore Commercialista
°°°
Ore 20,30 – Tavola
Rotonda
LA RISPOSTA DELLE ISTITUZIONI
Modera:
Dott. Giancarlo Elena
Presidente Associazione “Identità e Confronti”
Intervengono:
On. Gianluigi De Palo
Assessore alla Famiglia, all’Educazione e ai Giovani del
Comune di Roma
On. Maurizio Leo
Deputato, Presidente Commissione Parlamentare di Vigilanza
sull’Anagrafe Tributaria, Prorettore della Scuola
Superiore dell’Economia e delle Finanze
On. Roberta Angelilli
Eurodeputato, Vicepresidente del Parlamento Europeo
On. Carlo Giovanardi
Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei
Ministri
°°°
Segue Buffet
www.identitaeconfronti.it
Luigi Einaudi
Il calamaio del
Presidente
di Salvatore Sfrecola
Luigi Einaudi, il
primo Presidente della Repubblica, studioso di fama
internazionale, autore di scritti fondamentali per capire
l'economia e la finanza, politico liberale, sul suo
scrittoio di Capo dello Stato (è stato anche il titolo di
un suo libro di grandissimo successo al quale torno
spesso anche per capire le questioni di oggi) aveva due
calamai. In uno intingeva il pennino quando firmava gli
atti del suo ufficio, dall'altro traeva l'inchiostro per
scrivere di stato, amministrazione, economia e tributi, i
temi dei suoi interventi politici e scientifici.
Fa sorridere oggi
questa meticolosa distinzione tra il pubblico ed il
privato, tra la funzione istituzionale e la sfera degli
interessi personali in un uomo pubblico chiamato a
svolgere un ruolo essenziale in un passaggio delicato
della vita nazionale, dalla Monarchia alla Repubblica,
all'indomani di un sofferto e contestato referendum
istituzionale nel quale Einaudi si era schierato, come il
suo partito, per la continuità dello stato nato dal
Risorgimento.
Fa sorridere oggi
la distinzione tra pubblico e privato, perché siamo
purtroppo abituati a ritenere confusi i due ruoli ed il
relativi interessi. Non ci stupiamo più che politici scesi
in campo senza arte né parte, senza professione se non
quella di politico, che, in realtà, non è una professione
ma un servizio alla comunità, spesso con le classiche
toppe sul sedere, si ritrovino presto arricchiti con
importanti posizioni nelle università, negli enti, nelle
amministrazioni.
Einaudi apparteneva
ad una diversa cultura, quella dello Stato, del servizio
pubblico e dell'onore che lo circonda, quello che
Piercamillo Davigo ha consegnato in un famoso scritto "La
giubba del Re", un libro che dovrebbe essere letto nelle
scuole per far comprendere ai giovani italiani cosa
significa servire la comunità.
Fa sorridere e fa
tenerezza lo scrupolo di Luigi Einaudi e ne sarebbe
stupito prima di tutti lui, piemontese, abituato ad
estremo rigore nel pubblico e nel privato, a chi gli
avesse fatto notare questo "eccesso" nell'uso
dell'inchiostro. Ma avrebbe buoni motivi per ribadire che
il suo "stile", seppure oggi non più di moda, è quello
giusto per un servitore dello Stato, per chi indossa "la
giubba del Re", che non abusa del potere, non manda la
moglie al mercato o i figli a scuola con l'auto blu, che
non l'usa per andare in vacanza, per non fare che esempi
banali, quelli, tuttavia, che indignano la gente, i
contribuenti tartassati, più vicina a Luigi Einaudi che ai
politici che ci impartiscono lezioni dai giornali e dalla
televisione.
Chiudo con un
ricordo personale. Mia figlia, all'epoca alle elementari,
un giorno chiese dove si comprassero quelle belle matite
con scritto Provveditorato Generale dello Stato. Non si
comprano da nessuna parte, risposi, e spiegai che none era
corretto usare ben pubblici, anche di modesto valore, per
fini privati. Dal calamaio alla matita, due Italie a
confronto.
15 maggio 2011
Se non c'è ricambio
Democrazia bloccata
di Senator
Impegnato a
sostenere che la competizione per l'elezione del Sindaco
di Milano è, in realtà, un test sul governo e sulla sua
maggioranza Silvio Berlusconi ricorre ai suoi argomenti
preferiti, i comunisti in agguato pronti a tassare gli
italiani ed a riempire in Paese di migranti islamici, le
magistratura eversiva, la Corte costituzionale che annulla
le leggi votate dalla maggioranza del Parlamento solo
perché ai pubblici ministeri non piacciono. Per concludere
o me o il diluvio.
E' un copione ben
noto agli italiani, l'ossessione della sinistra, anzi dei
comunisti, un argomento talmente forte che il Premier non
esita a qualificare così anche gli arbitri, quando il
Milan non vince e la sconfitta viene addebitata al
direttore di gara.
Il Cavaliere
conosce l'animo degli italiani, ostili al comunismo e non
disposti a farsi governare dai suoi epigoni comunque
mascherati e insiste, calca la mano pesantemente, sicuro
di ricevere l'applauso della folla, ovunque ne parli.
E' una democrazia
bloccata pericolosa espressione di una deriva populista
della quale il Premier si è dimostrato bravissimo
interprete. Una democrazia fatta di annunci ben calibrati,
che convincono al di là delle effettive realizzazioni,
mentre l'opposizione, articolata su una serie di partiti e
partititi, spesso tra loro incompatibili, non è in
condizione di attrarre il voto degli italiani, di
costituire una effettiva alternativa, quella che
caratterizza le democrazie liberali.-
Se si riflette sul
più recente passato questa situazione è fresa evidente dal
ricorso a Romano Prodi per vincere le elezioni, un
personaggio senza partito, cattolico, con fama di tecnico
per essere docente universitario di economia industriale,
capace, per questo, di attenuare, agli occhi degli
elettori, l'immagine di una sinistra postcomunista della
quale la maggioranza degli italiani ha sempre diffidato,
Le ragioni sono evidenti, quelle di non aver saputo
offrire all'elettorato un'alternativa democratica solida,
non velleitaria, con idee facilmente apprezzabili.
Per questo
Berlusconi può permettersi di dire "o me o il diluvio",
espressione che non userebbe nessun leader occidentale.
Nella sua rozzezza l'espressione abusata dal Cavaliere ha
un fondo di verità. Per questo il ricambio, ormai non
rinviabile, dovrà venire dalla stessa maggioranza quando
sarà in condizione di esprimere un nuovo leader ed una
nuova leadership tra le tante anime che caratterizzano il
Popolo della Libertà nel quale convivono grosse parti
del partito socialista sopravvissuto a Tangentopoli, poche
espressioni della vecchia Democrazia Cristiana,
sparse schiere di repubblicani e socialdemocratici, quasi
del tutto assenti i liberali, nonostante il Presidente
del Consiglio insista nel dire che la sua maggioranza è
liberale.
Una cosa è
evidente. Non è possibile andare avanti oltre con una
maggioranza composita, con un governo che annuncia molto
ma fa poco, mentre gli italiani richiedono politica, che
significa ripresa dell'economia, posto di lavoro, migliori
condizioni di vita della gente, servizi sociali adeguati
al carico fiscale rilevante che in questi anni non è
calato, come viene promesso dal 1994, ma anzi è
globalmente aumentato in modo significativo, come hanno
detto Corte dei conti e Banca d'Italia.
8 maggio 2011